Non ci sono più le crisi di una volta – FLUXFOOD 1.2.12

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L’opera d’arte, verità selvatica, si ritorce contro l’artista-addomesticatore che tenta di insegnarle come ci si comporta ad una inaugurazione.

Premessa

“Sappiamo pensare un tutto senza parti, ma non sappiamo rappresentarci una parte senza tutto poiché una parte è necessariamente una parte di un tutto. […] Ne consegue che le parti, dunque, non rinviano solo ad un tutto, ma anche alle altre eventuali parti del tutto. […] Nella cultura greca la parte era associata alla grandezza, nel senso che non era grande ciò che non era formato di parti. […] Un convincimento condiviso dai doganieri americani che, in occasione di una mostra di Constantin Brâncuşi (1876-1957) negli Stati Uniti, non volevano classificare come opera d’arte una delle molte versioni di Uccello nello spazio (questa opera fu iniziata nel 1914 e fu considerata finita nel 1940, dopo ventidue versioni). Il motivo era cartesiano, l’opera non appariva un’opera per il solo fatto che non aveva parti, ma sembrava, piuttosto, un’unica massa di fusione, cioè, non avendo parti non aveva un valore formale.” – Gianni-Emilio Simonetti

Discussione

Barack Obama, parlando della ritirata dalle terre irachene, ha notato con rammarico che non ci sono più le vittorie di una volta. I conflitti della modernità hanno perduto la testa. Appaiono senza volto poiché viene meno la possibilità di iconografarne l’epilogo: la vittoria di una delle parti riassunta da una immagine feticcio che racchiuda il tutto avvenuto. Lo spettatore vive il conflitto o la crisi a puntate, la non-fine di ognuna delle quali lascia qualcosa in sospeso per la successiva impedendo che si possa parlare di vittoria o sconfitta. Le rubriche di economia e le cronache di guerra si limitano a un riassunto di sangue, disperazione e paura fatto di termini tecnici volutamente vaghi e numeri non quantificabili. Il dato (quantitativo) si impone sul fatto (qualitativo) come misura razionale di un avvenimento illogico. Se ne possono afferrare solo dei frammenti, delle immagini anonime di soldati, di feriti, di poveri, di proteste, di resti, di lacrime che appartengono a ogni crisi e a ogni guerra del presente, privi di dignità o di ragioni proprie. Didascalie di parti che hanno smarrito il loro tutto, il loro senso. Resta al più in un bilancio, diverso per ogni fonte e mai ufficiale.

Svolgimento

Cogliere il conflitto ed essere parte del conflitto.
200 kg di farina, 100 l d’acqua, 500 g di lievito.
Due performer cominciano a creare un impasto.
Altri due aggiungono gradatamente sempre più acqua e farina.
Crescendo il composto prende il sopravvento sui performer.
Quando sopraggiunge eccessiva stanchezza i due performer si ritirano.
L’impasto continua a lievitare.

A cura di

Vito Gionatan Lassandro

Esecutori

Vito Gionatan Lassandro
Andrea Vigna
Kenza Meskini
Viviana Luccisano

Luogo

AAF – Affordable Art Fair Milano
1 febbraio 2012
Superstudio Più, via Tortona 27
ore 18.00-22.00 (solo su invito)

Grazie

Lago cucine
Luigi Caccaro – Molino di Gallarate